– Dai nonna, cavolo, non può essere così difficile da capire…!
– Eh, lo dici tu: a ognuno il suo! Vuoi farla tu la cassoeula?
Mi risponde seccamente, senza distogliere l’attenzione dal tagliere dove sta spezzando le verze, gli occhiali sulla punta del naso. Negarmi lo sguardo è il suo modo di farmi capire che non sono stato rispettoso.
– Vabbè, che c’entra? …uffa, ok scusa. Comunque cos’è un computer lo sai, no?
– Diciamo di sì, so come è fatto, non fosse altro perché ti ci vedo sempre davanti; e a forza di sentirti parlare con i tuoi amici comincio anche a capire cosa fa.
Lo sguardo è sempre sulle verze, me la farà pagare ancora un pochino, devo solo aspettare qualche minuto.
– Bene, facciamola ancora più semplice: hai presente quando vai in tabaccheria a ricaricare la Postepay?
– Certo
– Ecco, quel baracchino che il sig. Ernesto usa per ricaricare la carta fa alcune cose, specifiche, non molte, ma lo puoi immaginare come fosse un computer.
– Sì, va bene, ho capito.
Ha alzato lo sguardo per un momento: mi sta già perdonando.
– Ti sei mai domandata come ci arrivano i soldi sulla tua carta?
– Beh, no, funziona così… insomma, non lo so.
– Molto semplicemente quel computer ha detto a un altro computer, quello della banca per esempio, che tu hai portato i soldi in tabaccheria e che quindi da quel momento in poi potrai usarli con la tua carta: i due computer hanno comunicato tra loro, d’accordo? Poi quando userai la Postepay, che ne so, dall’alimentari, il loro POS dirà al computer che tiene il conto dei tuoi soldi di passare l’importo della spesa al computer che tiene il conto del negozio. Ci sei?
Annuisce. Nel frattempo è passata al sedano, alle carote e alla cipolla.
– Il punto è questo, nonna: affinché Internet esista è necessario che i computer parlino tra loro perché, se così non fosse, Internet non esisterebbe neanche. Ma affinché i computer parlino tra loro è necessario che ci siano dei punti da cui “escono” le informazioni e altri in cui “entrano”, giusto? E qui casca l’asino, perché è proprio la presenza di questi punti aperti, di questi punti esposti, che rende fragile il sistema poiché da “dove entrano le informazioni” può entrare di tutto… ed è per questo che senti tanto parlare di (in)sicurezza informatica.
La cipolla la sta facendo piangere e cerca di asciugarsi gli occhi con il dorso della mano ma gli occhiali glielo impediscono: sospendo il mio fervorino e la aiuto nella manovra.
Questo mi vale il perdono definitivo: fosse sempre così facile come lo è con le nonne…
– Grazie! Sì, ho capito, fin qui ci sono. E comunque sei un villano!
Sorride. Bella la mia nonna quando sorride.
Sorrido anch’io, anzi in realtà scoppio proprio a ridere.
…è proprio la presenza di questi punti aperti, di questi punti esposti, che rende fragile il sistema poiché da “dove entrano le informazioni” può passare di tutto.
LA CASA DEL NONNO
Riprendo il discorso, devo fare un passo avanti.
– Bene adesso voglio provare a raccontarti di iceGate, la soluzione di sicurezza informatica che abbiamo brevettato e che proponiamo giù in azienda, ci stai?
– Io ci posso anche stare ma mica lo so se ci capirò qualcosa.
– Ma sì dai, vedrai! Facciamo così: pensa alle abitazioni, pensa a casa tua, il posto dove metti le cose più preziose, ci sei?
– Sì, ma… cosa c’entra?
– Dopo lo capirai, per il momento devi solo concentrarti sul fatto che esistono cose preziose anche nei computer, proprio come il conto della tua Postepay!
– Ah, va bene…
– Perfetto. Ora, qual è la casa più sicura che riesci a immaginare?
– Quella cha ha costruito il nonno!
La risposta è fulminea: si vede che ne è fiera. E ne ha ben donde. Il nonno non c’è più da molti anni ormai, un uomo retto, forte, affidabile oltre ogni misura, di poche parole ma tanto divertente, gentile ma intransigente quando serviva: un mito, per me, e questa resterà sempre la… “casa del nonno”.
– Sì, d’accordo, ma non penserai mica che se i ladri volessero entrare non ci riuscirebbero?
– Ma cosa vai a pensare? Va’ là, non scherzare… e poi cosa vuoi che capiti a noi, proprio a noi? Non abbiamo niente di prezioso!
– Sarà anche come dici tu ma i ladri non lo sanno; e poi ci sono i disperati, i teppisti…e pure quelli tutti rasati e pieni di tatuaggi!
So che questo alzerà il suo livello di allerta.
– Possono sempre farti un dispetto e metterti la colla nella serratura – insisto – e questo solo per fare un esempio: così loro non possono entrare ma non fanno entrare neanche te!
– Eh vabbè, ma lì non ci si può fare niente: e poi comunque il nonno ha messo la porta blindata!
Il nonno resta imbattibile.
– Giusto, ha fatto bene. Ma restano le finestre e i balconi. E poi, anche se tu dici che a noi non ci guardano neanche, rimangono pur sempre i professionisti, quelli bravi bravi. E quelli non si fermano davanti a una porta blindata. E per quanto riguarda i dispetti ci sono anche gli insospettabili, come il vicino, quello un po’ stronzo, quello della falciatrice…
– Ueh! Non dire parolacce!
– Sì sì, scusa scusa!
Mi affretto a scusarmi. Mannaggia, devo stare attento, il perdono è ancora fresco di vernice e mi sa che la sto pure allarmando troppo: e poi non avrei dovuto permetterle di tirare in ballo proprio la casa del nonno.
– Vabbè nonna, comunque fai uno sforzo: qual è la casa più sicura che riesci a immaginare?
– A questo punto nessuna, scusami tanto!
– E perché secondo te?
– Uffff ma che barba…
– Dai dai, prova!
– Mah, non lo so! Perché i ladri sono troppi? – chiede dubbiosa.
– Sì, anche. E che altro?
– Forse perché tutti noi, anche quando abbiamo poco, possiamo avere qualcosa che interessa a qualcuno?
– Brava, vai avanti…
– Ancora??
– Sì, dai che ci sei…
– Perché possono farci i dispetti? Quelli però hai detto che non puoi evitarli.
– Ecco, fermati un attimo qui: quale casa non è a rischio di dispetti?
– Direi nessuna, tutte possono subirne. Certo magari una che si trova lontano lontano, che nessuno sa dov’è, ecco, magari quella nessuno la tocca, come quando andavamo nella casetta del nonno su in montagna, a Bormio.
Figurarsi se il nonno non aveva già inventato iceGate senza saperlo…
– Fuochino…
– Cioè?
– Cioè sei vicina alla risposta giusta! Ti aiuto: è più sicura una casa lontana lontana o una che nessuno sa dov’è?
Ci pensa su un momento (più di uno, a dire il vero 😁); nel frattempo attraversa la cucina e inizia a rosolare la carne. Poi ricomincia a parlare, quasi seguisse un pensiero ad alta voce.
– Quella che nessuno sa dov’è? – chiede incerta.
– Certo, giusto! Tuttavia non possiamo escludere che qualcuno la scopra, magari passandoci davanti per caso.
– Eh, lo so, ma allora cosa vuoi che ti dica?
– Niente, adesso devi solo ascoltare.
È più sicura la casa lontana lontana o quella che nessuno sa dov’è?
LE FAVOLE DELLA BUONANOTTE
– Ormai sai cos’è un computer, anche se non lo usi. E sai anche cos’è Internet, cioè l’insieme di tantissimi computer nel mondo che sono collegati tra loro e che si scambiano informazioni continuamente. Abbiamo anche detto che per ricevere una “lettera” un computer deve avere una fessura dove si possa inserirla, esattamente come quella che c’è nella porta del nonno, e anzi, pensa che nei computer queste fessure, questi passaggi, si chiamano proprio “porte”, ok?
Solleva le sopracciglia e mi guarda stupita: questa è una delle tante cose che accetta rassegnata come l’ennesima bizzarria dei tempi.
– In ultimo abbiamo capito che la fragilità del sistema, cioè questi problemi di sicurezza informatica di cui senti parlare anche in tv, sono strettamente legati proprio alla presenza di questi punti di contatto, di queste porte, di queste superfici esposte (per quanto blindate), nello stesso modo in cui porte, finestre e balconi restano i punti fragili delle case. Bene, adesso facciamo un passo avanti e pensa alle favole che mi raccontavi da bambino.
Mi guarda e annuisce vistosamente perché su questo argomento è preparata. Nel suo sguardo passano veloci orgoglio e stupore per quanto sono cresciuto e per quanto tempo è passato.
E anche un po’ di nostalgia, credo.
La fragilità del sistema è strettamente legata proprio alla presenza di questi punti di contatto, di queste porte, di queste superfici “esposte”, per quanto blindate.
– Ti ricordi le Mille e una notte? – incalzo -. Ti ricordi la storia dell’”Apriti Sesamo”?
– Certo che me la ricordo, cosa credi?!
Sì sì, è preparata, si sente dal tono della voce. Mi sembra anche un po’ impettita. E mi fa ridere di nuovo.
– Ecco, allora immagina una casa che nessuno sa dove sia tranne il proprietario (quindi dall’indirizzo sconosciuto e non registrato nelle mappe), e che sia anche invisibile (meglio che sia invisibile, perché abbiamo detto che qualcuno può sempre passarci davanti per caso, giusto?). E poi immagina che dopo essersi resa visibile a te quanto basta per entrarci dentro torni a diventare invisibile per tutti gli altri. Ti sembra più sicura o no?
– Certo, è come la grotta dei ladroni! Però adesso sei tu che non ti ricordi le cose!
Si prepara a prendermi in castagna, si vede chiaramente. 😁
– Ali Babà, che era nascosto fuori la grotta, sente la formula magica dai quaranta ladroni e vede dove si apre la porta: e così dopo, di nascosto, entra anche lui. Quindi sì, una casa fatta in quel “modo” è più sicura, ma mica del tutto!
– Grandissima nonna, brava! Hai centrato subito il punto!
È passata dalla soddisfazione di avermi colto in fallo alla confusione.
– In che senso?
– Immagina che io ”Apriti Sesamo” non debba pronunciarlo DAVANTI alla grotta ma in un posto diverso, magari su un marciapiede dall’altra parte della città, alla fermata di un autobus, davanti a un negozio d’abbigliamento o in riva al mare. In quel momento, davanti ai miei occhi, non succederebbe niente e nessuno potrebbe capire cosa sto facendo, tranne pensare che sono un po’ scemo. Poi immagina che io mi sposti e vada davvero alla grotta e, senza fare altro, mi si apra la “porta” davanti al naso, che entri e che tutto subito si richiuda alle mie spalle tornando invisibile.
Insomma, solo io conosco la formula magica, solo io so DOVE pronunciarla e solo io so in quale ALTRO DOVE recarmi per trovare la porta che, per di più, si aprirà solo a me. Una casa fatta così ti sembrerebbe sicura?
– Ciusca, certo, ma non è scomodo? Avanti e indietro tutte le volte…
– Ammetto che se la immagini nella vita reale sì, potrebbe sembrarlo, ma se invece della casa pensi al computer le cose cambiano.
…solo io conosco la formula magica, solo io so DOVE pronunciarla e solo io so in quale ALTRO DOVE recarmi per trovare la porta che, per di più, si aprirà solo a me.
Vedo che sta provando a mettere insieme i pezzi: le lascio qualche istante.
– Seguimi, – riprendo – la formula magica è una password, un po’ come il codice segreto della tua Postepay, ok? Il marciapiede, o la riva del mare, sono un indirizzo in rete, strano e non rintracciabile, insomma una delle tante schermate che vedi aperte sul mio computer. La grotta invece è un’altra schermata, completamente diversa (priva di ogni connessione con la prima) ed è quella nella quale voglio effettivamente entrare e che, una volta dentro, torna a chiudersi completamente tornando invisibile.
Ti sembra sicura, una casa così?
– Ecco, adesso non ho capito niente… basta dai, son stufa… e va’ che mi fai bruciare tutto!!
Massì, ha ragione lei, la cassoeula ha bisogno di attenzione.
E poi la casa del nonno è sempre la casa del nonno: non si discute.
DETTO FRA NOI
Breve riassunto, ‘ché a forza di chiacchiere la cassoeula è quasi pronta.
iceGate, iceGate.it, è concettualmente semplice, di una facilità d’uso disarmante e di un’integrabilità con altri sistemi mai vista prima; la sua sicurezza, oltre che sugli aspetti tecnici, è basata su un processo strettamente logico e la logica, quella, non la puoi piegare (ne parlerò in un altro articolo).
Tornando alla nonna, chissà, forse ho sbagliato, avrei potuto dirle qualcosa di diverso, tipo…
Se perdo la chiave di casa priva di portachiavi, senza alcuna possibilità che le vengano associati destinazione e proprietario, dormo certamente sonni tranquilli perché chiunque la trovasse non saprebbe come usarla.
Se però qualcuno l’avesse vista cadere dalla mia tasca, beh, le cose cambierebbero di molto poiché uno di quei due elementi critici (il proprietario) diverrebbe noto.
Supponiamo tuttavia che la serratura in cui mi hanno visto inserirla non apra la porta che la ospita ma un’altra, in un altro punto lontano della città, che solo io conosco.
Visto che siamo in vena di stranezze supponiamo anche che una volta girata la chiave io scomparissi da lì e riapparissi lontano (N.b.: non è un redirect), proprio nel viale dove so ergersi la mia casa (ricordiamo infatti che solo io conosco l’indirizzo, per altro molto strano e non parlante) ma che di essa non vi fosse traccia: al civico dove dovrebbe trovarsi c’è infatti solo terreno incolto tanto che vicini e malintenzionati non immaginano neanche che lì esista, un’abitazione.
Eppure, non appena io ci arrivo davanti, si apre una porta, quella di casa (è visibile e si apre solo a me… d’altro canto io UNA serratura poco fa l’ho azionata): entro, la porta si richiude e ogni cosa sparisce di nuovo.
Tutto questo a insaputa di chiunque.
Quindi, in soldoni:
1. La rete protetta è completamente priva di superfici esposte e accessi: niente, zero assoluto. Prova a pensare ai problemi che risolvi in questo modo.
2. Solo l’utente conosce la password, la iceKey.
3. Solo l’utente conosce lo strano link (diverso per ciascuno) dove recarsi per inserirla (per pronunciare l’Apriti Sesamo, insomma)
4. Solo l’utente sa DOVE, per 20 secondi (o per il tempo che decide), si aprirà un accesso per lui e SOLO per lui (nel frattempo infatti la rete target resta invisibile agli altri e priva di accessi o superfici esposte)
5. Una volta dentro tutto torna come prima.
Non so te, ma sono sicuro che anche nonna aggiungerebbe questo sistema alla casa del nonno.
Sì, perché una cosa che nonna ancora non sa è che iceGate è compatibile con qualunque tipo di “costruzione”. In altre parole non deve cambiare niente, non deve smontare niente, non deve toccare niente di quanto già il nonno dispose a suo tempo, se non vuole: però può rendere la sua casa sicura come non avrebbe mai immaginato possibile.
Sono certo che il nonno non se ne avrebbe a male.